Debora ed Emmanuele, Napoli
Ci saremmo dovuti sposare il 26 aprile. Oggi saremmo marito e moglie da un mese e cinque giorni. Ma purtroppo non è così.
Viviamo tra l’altro in due comuni diversi della provincia di Napoli, quindi durante il lockdown siamo stati lontani per oltre due mesi. Ci potevamo vedere solo tramite videochiamata. È stato difficile.
Proprio il giorno prima del lockdown, il 9 marzo, ci avevano consegnato i mobili della nostra nuova casa, quella dove andremo ad abitare da sposati. È rimasto tutto così, imballato, per tutto questo tempo. Non siamo più riusciti a tornare fino ad inizio maggio.
D.: Per me è stato davvero un momento di grande difficoltà emotiva. Inizialmente non volevo assolutamente rinunciare a questo grande sogno. Quando è scoppiato tutto eravamo davvero ad un passo dal nostro matrimonio, poco più di un mese. Non riuscivo a farmene una ragione.
Ciò che più ci ha aiutato a ritrovare una certa serenità è stata la nostra fede in Dio, abbandonarci alla nostra fede in Lui ci ha davvero consolati. Tanto che il 26 aprile abbiamo passato la giornata pregando perché quel giorno, nemmeno a farlo apposta, è stata organizzata una giornata di preghiera nazionale. In questo modo non abbiamo lasciato spazio a pensieri negativi o alla tristezza, ma al contrario ci siamo sentiti uniti ed accolti in qualcosa di più grande.
Le videochiamate sono state fondamentali anche per non perdere il contatto con la nostra comunità religiosa, che per noi è una specie di grande famiglia. Grazie alla tecnologia non abbiamo mai smesso di partecipare ai Culti insieme agli altri nostri fratelli di Chiesa e alle riunioni del gruppo giovanile con cui siamo impegnati. Siamo evangelici e la Messa la chiamiamo Culto.
Adesso aspettiamo fiduciosi e tranquilli ciò che verrà. Nulla succede per caso, e anche dalle tempeste più grandi possiamo trarre qualcosa di buono e soprattutto imparare a crescere.